I Diritti delle Donne in Palestina con focus su Gaza

Se proprio in questi giorni siamo felici della conquista delle nostre vicine francesi sulla tutela costituzionale dell’aborto, a poco più di 3200 km lo scenario è completamente diverso.

Siamo a Gaza dove gli orrori continuano a perpetuarsi e in concomitanza della giornata internazionale dei diritti delle donne, vogliamo porre l’attenzione su un tema che resta in penombra, oscurato dalle informazioni spesso confuse e distorte che pongono in secondo piano le questioni che toccano da vicino le donne.

I dati riportano come su più di 30.000 morti dall’inizio del genocidio più del 70% siano donne, bambine e bambini.

Sembra paradossale trattare di tutela dei diritti delle donne ma è quanto mai fondamentale porre l’attenzione mediatica sulla condizione delle donne, di cui si parla poco ed è una questione ancora più complessa e delicata, pensiamo al ciclo mestruale e alle conseguenti mestruazioni, alla mancanza di assorbenti sopperita con plastica, al parto in condizioni disumane senza disinfettanti e condizioni igieniche adeguate, alla mancanza di cure prenatali e supporto medico. 

Pensiamo, ancora, al dolore disumano di donne che subiscono un parto cesareo senza anestesia e senza supporto (aggiungere fonte)

I dati di UN Women rilevano come questo genocidio stia diventando una guerra alle donne.

Secondo quanto riferito, si stima che 9.000 donne siano state uccise dalle forze israeliane a Gaza fino ad oggi. Questa cifra è probabilmente una sottostima, poiché si dice che molte più donne siano morte sotto le macerie.

Ogni giorno si stima una media di 63 donne uccise.

Si stima che 37 madri vengano uccise ogni giorno, lasciando le loro famiglie devastate e i loro figli con una protezione ridotta.

Più di 4 donne su 5 (84 per cento) riferiscono che la loro famiglia mangia la metà o meno del cibo che mangiavano prima dell’inizio della guerra, con madri e donne adulte che hanno il compito di procurarsi cibo, ma mangiano per ultimo, meno e meno di tutti gli altri.

4 donne su 5 (84 per cento) a Gaza indicano che almeno uno dei loro familiari ha dovuto saltare i pasti durante la scorsa settimana. Nel 95 per cento di questi casi, le madri restano senza cibo, saltando almeno un pasto per nutrire i loro figli. 

Quasi 9 donne su 10 (87 per cento) riferiscono di trovare più difficile accedere al cibo rispetto agli uomini  Alcune donne stanno ora ricorrendo a meccanismi di coping estremi, come la ricerca di cibo sotto le macerie o nei cassonetti.

Siamo a più di 1 milione di donne che non hanno accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva (fonte: Awadallah, 2024). A quanto detto si aggiungono le violenze quotidiane sessuali deliberatamente utilizzate come tattica di guerra per umiliare e denigrare, “stupri, torture, trattamenti crudeli, inumani e degradanti” che potrebbero “essere ancora in corso”  (fonte: rapporto ONU). 

La fame ha raggiunto livelli catastrofici nel nord di Gaza, dove i bambini muoiono di malattie legate alla fame e soffrono di malnutrizione (WFP, 2024)

La verità è che le donne e le ragazze, le bambine e i bambini sono storicamente le maggiori vittime in situazioni di conflitto e genocidio

Si tratta di una condizione disumana che sembra surreale ma è quanto si sta verificando in questo preciso momento storico. Parlare di tutela dei diritti delle donne implica tener conto dei diritti di tutte le donne di tutto il mondo, ci invita a riflettere e ad attivarci in favore di un’attenzione esponenziale e internazionale che possa portare ad un cessate il fuoco immediato e duraturo e che possa concretizzarsi in un supporto reale per le donne e le ragazze in penombra ma principali vittime di questo genocidio.

Rosa Palermo – Gruppo Attivista

FONTI:

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